Le nove vite di Alberto Mario Cirese

9 La ricerca sul campo

 


9.1 Sabina (CNSMP, 1951 e 1953)
9.2 Molise (CNSMP, 1-2 maggio 1954)
9.3 Molise (La Lapa, 1954 e 1955)
9.4 Sardegna (CNSMP, 1959 e 1967)
9.5 Sardegna (Repertorio e Atlante Demologico Sardo, 1962-1972)
9.6 Italia (Discoteca di Stato, 1968-1972)
9.6.1 Tradizioni orali non cantate (1975)

 


Preparativi per la corsa dei carri a San Martino in Pensilis, 30 aprile 1955. Fotografia di A. M. Cirese, pubblicata a p. 491 di A. M. Cirese, Des paysans de Rieti à l'ordinateur. Où en est la démologie? Intervista a cura di Françoise Loux e Cristina Papa, in "Ethnologie française", 25. (1994), n. 3: 484-496 (Archivio Cirese, Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale - Roma).

Negli oltre sei decenni di esperienza di studio di Alberto Cirese la ricerca sul campo non sembra avere avuto un ruolo di primo piano. Ma è davvero così?
Sì, la massima parte dei suoi scritti verte su questioni teoriche o su temi di storia degli studi. Eppure, da un lato le ricerche svolte sul campo da lui personalmente nella prima metà degli anni Cinquanta tra Lazio e Molise hanno un valore centrale, fondativo, per il suo avviarsi alla ricerca in campo antropologico, dall'altro le attività di promozione, direzione e studio delle ricerche svolte sul campo da altri studiosi, giovani e non, sono state lungamente al centro dei suoi interessi.
Così, nel quindicennio di lavoro all'Università di Cagliari, Cirese assegna numerosissime tesi di rilevazione sul campo, fonda l'Atlante Demologico Sardo e dirige la sua rivista BRADS (Bollettino e Repertorio dell'Atlante Demologico Sardo; entrambe le iniziative saranno proseguite da Enrica Delitala). E, soprattutto, tra il 1968 e il 1972, progetta e dirige il lavoro di quaranta ricercatori che raccolgono fiabe, leggende, storie e aneddoti, indovinelli, proverbi, notizie sui modi tradizionali di espressione e di vita in tutte e venti le regioni italiane: questa ricerca, promossa dalla Discoteca di Stato (oggi Istituto centrale per i beni sonori e audiovisivi), è stata la prima (e fino ad ora unica) campagna nazionale di rilevazione delle tradizioni orali non cantate italiane. E Tradizioni orali non cantate si chiamerà l'inventario degli esiti di quella rilevazione, classificato per tipi e motivi, che Alberto Cirese redigerà insieme a Liliana Serafini, sua moglie e anche lei studiosa di tradizioni orali. A questo lavoro, pubblicato dalla Discoteca di Stato nel 1975, Cirese resterà sempre particolarmente affezionato, sino a considerarlo il più importante tra tutti quelli da lui prodotti nel corso delle sua carriera.

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