SAPIENZA Università di Roma - Facoltà di Lettere e Filosofia
Corso di laurea in Storia, Antropologia, Religioni - a.a. 2015/2016

Eugenio Testa

Discipline DEA IV - Culture, egemonie, subalternità
(codice 1023967) - 6 CFU -
M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche

 

 
per
Giorgio Baratta (1938-2010) e Alberto Mario Cirese (1921-2011)
in contrappunto

 

 

 

 

ANNO DI CORSO: 2 - SEMESTRE: 2
CdL: Storia, Antropologia, Religioni - L 42 - codice 15943
CURRICULUM: Teorie e pratiche dell'antropologia - secondo anno

 

 

CONTENUTI
Il dialogo con il pensiero di Antonio Gramsci, così come è stato conosciuto a partire dalla pubblicazione, nel secondo dopoguerra, delle note scritte in carcere, ha fornito importanti spunti critici per diverse fasi di rinnovamento teorico degli studi antropologici (e degli studi sui fatti culturali in senso più ampio), in Italia e fuori d'Italia, che hanno puntato l'attenzione sulle riflessioni gramsciane che concernono il concetto stesso di cultura, articolate nelle osservazioni sui rapporti tra egemonia e subalternità, composizione e ruolo dei ceti intellettuali, nessi tra dimensione locale e prospettive nazionali o globali, e su folklore, buon senso, senso comune, letteratura a grande circolazione e consumi culturali di massa.

 

OBIETTIVI FORMATIVI
Il corso intende fornire rapide ma non sommarie indicazioni utili a una contestualizzazione storica della figura di Gramsci, confrontarsi direttamente con le sue posizioni sui temi sopra accennati, e prendere in esame il lavoro di alcuni autori per delineare un quadro di utilizzazioni teoriche che di queste posizioni sono state fatte, in particolare in anni recenti, per alimentare la riflessione antropologica.

 

PROGRAMMA D'ESAME
1) Giorgio Baratta, Antonio Gramsci in contrappunto. Dialoghi col presente. Roma, Carocci, 2007
2) Kate Crehan, Gramsci, cultura e antropologia. Lecce, Argo, 2010
3) Dispense a cura del docente:
- 3a) Alberto Mario Cirese, «Concezioni del mondo, filosofia spontanea e istinto di classe nelle 'Osservazioni sul folclore' di Antonio Gramsci» [1967]. Lares, 74. (2008), n. 2, p. 467-498, e relative Postille [1976]
- 3b) Pietro Clemente - Giulio Angioni, «I concetti gramsciani di egemonia e dominio in antropologia. Dialogo a due voci (1979)». Lares, 74. (2008), n. 2, p. 420-426
- 3c) «Gramsci ritrovato tra cultural studies e antropologia». Seminario tenutosi a Nuoro, Auditorium Museo Etnografico, il 26 giugno 2007. Lares, 74. (2008), n. 2, p. 247-318
- 3d) «Gramsci ritrovato tra Cirese e i cultural studies». Seminario tenutosi a Nuoro, Auditorium Museo Etnografico, il 24-25 ottobre 2008. Lares, 74. (2008), n. 2, p. 319-415
- 3e) Fabio Dei, «Un museo di frammenti. Ripensare la rivoluzione gramsciana negli studi folklorici». Lares, 74. (2008), n. 2, p. 445-464
- 3f) Giorgio Baratta, «Gramsci ritrovato tra Cirese e i 'cultural studies'». Critica marxista, n. 2, 2009, p. 52-61
- 3g) Derek Boothman, «Giorgio Baratta e l'analisi politico-culturale in Gran Bretagna». Lares, 77. (2011), n. 3, p. 487-500
- 3h) Fabio Dei, «Gramsci, Cirese e la tradizione demologica italiana». Lares, 77. (2011), n. 3, p. 501-518

 

CALENDARIO DELLE LEZIONI: martedì ore 15-17 e venerdì ore 11-13, aula di B di Storia moderna e contemporanea (secondo piano della Facoltà di Lettere)

INIZIO DELLE LEZIONI: venerdì 18 marzo 2016 (termine previsto: martedì 24 maggio)

 

ESAMI: martedì 7 giugno 2016, ore 11-14, aula A di Storia medievale; martedì 21 giugno, ore 11-14, aula A di Storia moderna e contemporanea; martedì 5 luglio, ore 11-14, aula di Paleografia; martedì 6 settembre, ore 11-14, aula di Paleografia; martedì 20 settembre, ore 11-14, aula A di Storia medievale

NOTE: L'esame sarà scritto, con alcune domande a risposta aperta sui principali argomenti trattati nei testi in programma.
E' prevista per gli studenti frequentanti la possibilità di svolgere esercitazioni di scrittura su temi trattati nel corso. Le esercitazioni saranno facoltative, verranno valutate e discusse individualmente e non influiranno sulla valutazione finale.




LEZIONI: argomenti trattati, materiali utilizzati, opere citate:

venerdì 18 marzo

audio della lezione:
prima parte
seconda parte


Presentazione del corso: testi d'esame, possibilità di esercitazioni di scrittura per i frequentanti.
L'editoria gramsciana: Gramsci oggi è autore di oltre settemila pagine a stampa, raccolte in volumi di cui risulta (ed è) autore, ma nessuno di questi volumi è stato pubblicato prima della sua morte. Va notato che circa la metà di queste pagine era stata effettivamente edita, Gramsci vivente, nelle diverse testate giornalistiche in cui aveva svolto la sua attività di giornalista (Il grido del popolo, l'Avanti!, l'Ordine Nuovo, l'Unità), e che il resto è costituito da quella che è stata chiamata l'Opera del carcere, (Lettere e Quaderni), cioè da testi non scritti per essere pubblicati. Ricordato che anche per altri grandi autori del Novecento (come Ferdinand de Saussure, Bronislaw Malinowski, Walter Benjamin, Ernesto de Martino) si è dato il caso che parti molto importanti del loro lavoro siano state conosciute solo grazie a opere postume, non preparate o pensate dai loro autori per essere stampate nella forma in cui sono diventate note, va detto che per conoscere e studiare l'Opera del carcere di Gramsci possiamo valerci di strumenti quali antologie critiche (una delle più recenti è stata curata nel 2014 da Lelio La Porta e Giuseppe Prestipino per l'editore Carocci), o l'importante Dizionario gramsciano 1926-1937, curato nel 2009 da Guido Liguori e Pasquale Voza (sempre per Carocci). Soprattutto, disponiamo di alcune risorse in rete che mettono a disposizione i testi gramsciani in versione digitale: il GramsciProject (http://www.gramsciproject.org/) è "un archivio digitale di testi, contenuti e applicazioni riguardanti la figura di Antonio Gramsci", coordinato da Michele Filippini, realizzato anche in collaborazione con International Gramsci Society Italia, e mette a disposizione il testo dei Quaderni del carcere e gran parte delle voci del Dizionario gramsciano (oltre a molte altre risore documentarie); il sito Antonio Gramsci: I QUADERNI DEL CARCERE (https://quadernidelcarcere.wordpress.com/) è curato da Alberto Soave, e ospita il testo dei Quaderni, presentato paragrafo per paragrafo, il link alla copia digitale dell'Ordine Nuovo (1919-1926), curato dal Centro Gramsci di educazione (http://www.centrogramsci.it/riviste/riviste.htm) e altri testi su Gramsci; il sito dell'Associazione culturale Nilalienum, promossa da Luigi Anepeta, ha il testo dei Quaderni (http://www.nilalienum.com/Mappa/Gramscinew.html), corredato di vari apparati, comprese "Tutte le note dell'apparato critico di V. Gerratana"; infine, sul sito di Liber Liber (http://www.liberliber.it/online/autori/autori-g/antonio-gramsci/) si trovano le copie digitali dell'edizione 'antologica' einaudiana (1948-1951) dei Quaderni, poi ristampata dagli Editori Riuniti, e così il testo delle Lettere dal carcere (edizione Einaudi 1965) e alcune raccolte di Scritti politici.

martedì 22 marzo

audio della lezione:
prima parte
seconda parte

Notizie di biografia gramsciana. Un passaggio molto importante per la conoscenza del personaggio di Gramsci presso il grande pubblico fu la pubblicazione del libro di Giuseppe Fiori Vita di Antonio Gramsci (Laterza 1966), scritto anche intervistando diverse persone che avevano conosciuto Gramsci, a cominciare da alcuni dei suoi fratelli e sorelle. Interamente basato su racconti di prima mano è Gramsci vivo nelle testimonianze dei suoi contemporanei (Feltrinelli 1977), curato da Mimma Paulesu Quercioli, nipote di Gramsci (figlia della sorella Teresina e di Paolo Paulesu). Figlio di un fratello di Mimma, e dunque pronipote di Gramsci, è Luca Paulesu, autore di Nino mi chiamo. Fantabiografia del piccolo Antonio Gramsci (Feltrinelli 2012). Un utilissimo testo che ricostruisce i passaggi principali della vita di Gramsci è la "Cronologia della vita di Antonio Gramsci", pubblicata per la prima volta nella edizione del 1965 delle Lettere dal carcere, curata per Einaudi da Sergio Caprioglio e Elsa Fubini, e poi ripresa in diverse occasioni, compresa la edizione critica dei Quaderni del carcere, curata da Valentino Gerratana per Einaudi nel 1975.

venerdì 1 aprile

audio della lezione:
prima parte
seconda parte

Sardo, gobbo, comunista, carcerato: Nino (L. Paulesu, Nino mi chiamo. Milano, Feltrinelli, 2012: 25). Il pensatore Gramsci, l'autore dell'Opera del carcere (Quaderni + Lettere) è anche, fortemente, 'Nino': temi, termini e interessi elaborati nei Quaderni sono presenti nelle Lettere, e a volte ne sono illuminati. Così, se nei Quaderni il folklore è insieme "concezione del mondo e della vita" ma anche "agglomerato indigesto di frammenti di tutte le concezioni del mondo e della vita che si sono succedute nella storia" (Q. 27.1: 2011-12), nelle Lettere vediamo che l'uomo Gramsci (Nino) parla di se medesimo negli stessi termini: "E ognuno di noi non fa continui sforzi per unificare la propria concezione del mondo, in cui continuano a sussistere frantumi eterogenei di mondi culturali fossilizzati?" (Lettera a Tania del 15/10/1931).
I Quaderni si presentano in forma asistematica, sia nel senso che non propongono un sistema critico-filosofico-politico compiuto, sia nel senso che si compongono di tante annotazioni distinte, spesso non collegate tra loro. Ma gli interessi di Gramsci sui temi da approfondire mostrano una forte coerenza di fondo, come vediamo da quanto dice in varie lettere e in due programmi di lavoro che aprono il primo quaderno (1929) e l'ottavo (1931). Per un esempio del metodo di lavoro dei Quaderni, del rapporto con le fonti disponibili (non poche, ma certo non tali da consentire un lavoro scientifico completo), si è visto il paragrafo 58 del Quaderno 15 (del 1933), intitolato "Critica letteraria", in cui Gramsci prende spunto da un articolo di Educazione fascista su Paul Nizan per ragionare sui rapporti tra politica e letteratura, e poi su quelli tra storia, politica e cultura, e su quanto sia importante la questione della "letteratura popolare", dato che essa "rappresenta la parte maggiore del problema di una nuova letteratura in quanto espressione di un rinnovamento intellettuale e morale: perché solo dai lettori della letteratura d'appendice si può selezionare il pubblico sufficiente e necessario per creare la base culturale della nuova letteratura"; la conclusione è che "La premessa della nuova letteratura non può non essere storico-politica, popolare: deve tendere a elaborare ciò che già esiste, polemicamente o in altro modo non importa; ciò che importa è che essa affondi le sue radici nell'humus della cultura popolare così come è, coi suoi gusti, le sue tendenze ecc., col suo mondo morale e intellettuale sia pure arretrato e convenzionale".
Insomma, tema trasversale a tutti i Quaderni, motivo conduttore, è il nesso tra politica e cultura, con il decisivo ruolo che in esso giocano gli 'intellettuali' (siano essi i Benedetto Croce o i redattori dell'Ordine Nuovo, i capi reparto della FIAT o i dirigenti dei Consigli di fabbrica, i maestri di scuola, i sottufficiali dell'esercito o i militanti dei partiti politici...), e la costante riaffermazione, da parte di Gramsci, di un punto di vista interno al mondo delle classi subalterne. Gramsci (Nino) può essere anche duramente critico ("agglomerato indigesto..."), ma sottintende sempre un "noi", un essere parte di una storia e di una condizione comune, da cambiare anche con una "rivoluzione culturale" (Q. 8.171: 1044).

martedì 5 aprile

audio della lezione:
prima parte
seconda parte (registrazione incompleta)

Prefazione di Giovanni Pizza al libro di Kate Crehan. Differenziazione della presenza di Gramsci negli studi italiani, a seconda delle tradizioni disciplinari: la presenza è stata forte nella tradizione demologica, nulla nella tradizione etnologica, parziale in quella antropologico-culturale. Molto interessante per noi oggi è il confronto con chi ha fatto di Gramsci un interlocutore importante per gli studi antropologici, ma in un contesto, come quello dell'antropologia americana, del tutto indipendente dai dibattiti italiani degli scorsi decenni. Particolarmente affine all'approccio antropologico è lo stile analitico 'molecolare', tipico di Gramsci, sui temi delle differenze culturali correlate ai rapporti di potere.
Come esemplificazione di tale stile analitico gramsciano, si è ripresa e approfondita la discussione sul paragrafo 58 del Quaderno 15 (del 1933), intitolato "Critica letteraria".
In generale, si nota come nella sua analisi Gramsci sia interessato non a ciò che è fermo, statico, ma a come mettere in movimento condizioni e persone, a come avviare e condurre processi; si nota come l'interesse non sia per definire purezze, univocità, unidirezionalità, quanto per sottolineare le commistioni, le compresenze di elementi diversi, di ritmi diversi, di direzioni diverse, come elementi caratterizzanti l'esperienza umana (e l'attività del politico che in essa vuole intervenire).

venerdì 8 aprile

audio della lezione:
prima parte
seconda parte

Osservazioni sul modo e sul senso di 'fare politica' e di essere un politico comunista ai tempi di Gramsci.
Kate Crehan, Gramsci, cultura e antropologia; Cap. 1 Introduzione: La scienza antropologica moderna si è sviluppata nel contesto dell'espansione coloniale occidentale, e ha avuto anche effetti di razionalizzazione del colonialismo stesso, ma l'antropologia è stata anche un reale tentativo di comprendere e valorizzare il punto di vista 'altro', dei colonizzati. Un effetto secondario e involontario di questo impegno di comprensione e valorizzazione è stato quello di fornire a volte una immagine che tendeva a esagerare coesione e 'diversità' delle società descritte. Cap. 2 Vita e opere di Gramsci: Gramsci marxista 'duttile'; "pessimismo della volontà, ottimismo dell'intelligenza". Inizio Cap. 3 Antropologia e cultura: alcuni presupposti: Tre assunti sembrano far parte dei fondamenti del concetto antropologico di 'cultura', e sembrano particolarmente persistenti, in epoche diverse e nelle più diverse scuole di pensiero; questi tre assunti sono: il carattere sistemico delle culture, il fatto che le culture costituiscono entità distinte e delimitate, la caratterizzazione delle culture studiate dagli antropologi sulla base dell'opposizione modernità-tradizione. Cenni di storia del termine 'cultura': la tradizione universalista illuminista e l'interscambiabilità dei termini 'cultura' e 'civiltà'; il romanticismo, Herder e le 'culture' (al plurale) come modi di vivere di ogni popolo (e nesso tra 'cultura' e 'tradizione'), la definizione di 'cultura' di Tylor (1871). Il primo assunto (culture come sistemi): Geertz e la "logica informale della vita effettiva".

martedì 12 aprile

audio della lezione:
prima parte
seconda parte

Kate Crehan, Gramsci, cultura e antropologia: capitolo 3 "Antropologia e cultura: alcuni presupposti"
[sono stati citati anche: L'invenzione della tradizione. A cura di Eric J. Hobsbawm e Terence Ranger. Torino, Einaudi, 1994 (ed. orig. 1983); Stefano Cavazza, Piccole patrie. Bologna, Il Mulino, 2003; Arjun Appadurai, Modernità in polvere. Milano, Cortina, 2012 (ed. orig. 1996); Amitav Ghosh, The Imam and the Indian. New Delhi, Ravi Dayal, 2002]

venerdì 15 aprile

audio della lezione:
prima parte
seconda parte

Crehan traccia un paragone tra l'approccio analitico gramsciano e quello proprio della tradizione antropologica, in relazione al concetto di cultura. Per l'antropologia le culture sono organismi modellati secondo logiche proprie, che gli antropologi interpretano e ricostruiscono; le culture sono entità delimitate; l'opposizione fondamentale è fra tradizione e modernità. In Gramsci i mondi culturali subalterni sono tutt'altro che sistemici; l'oggetto primario di interesse non sono 'le culture' ma i rapporti di potere e le relazioni sociali, fluidi e mutevoli, da delimitarsi di volta in volta in funzione di questioni e obiettivi specifici; la opposizione fondamentale è tra dominanti e dominati. Si possono aggiungere, a tutto questo, alcune osservazioni. Innanzitutto va ricordato che ci sono due asimmetrie, tra gli approcci antropologici e quello gramsciano: da un lato gli antropologi si occupano dei loro oggetti di studio in modo 'disinteressato', cioé di norma i loro studi non hanno l'obiettivo di cambiare le realta studiate, e dall'altro lo fanno potendo prendere in considerazione, in linea di principio, l'intero corpo sociale (questo vale in particolare per l'etnologia). Gramsci, invece, è del tutto 'interessato' nelle sue analisi, che sono finalizzate proprio alla trasformazione radicale della società, e si occupa però, ragionando sui mondi culturali subalterni, solo di una parte di quella che è una realtà socialmente stratificata (così come fanno i demologi), e solo dell'aspetto che potremmo dire 'valoriale' della sua cultura (concezioni del mondo e della vita). D'altro canto, se gli antropologi 'interpretano' le culture studiate, in parte questo è vero anche per Gramsci, per esempio quando discute di concezioni del mondo implicite ed esplicite, laddove quelle esplicite (asserite) possono secondo lui essere diverse da quelle implicite (vissute, agite, almeno occasionalmente), e anche in contrasto con esse e con gli interessi 'reali' (di classe) dei subalterni.
Kate Crehan, Gramsci, cultura e antropologia: capitolo 4 "Cultura e storia"; capitolo 5 "Cultura subalterna".

martedì 19 aprile

audio della lezione:
prima parte
seconda parte

Kate Crehan, Gramsci, cultura e antropologia: capitolo 5 "Cultura subalterna".

venerdì 22 aprile

audio della lezione:
prima parte
seconda parte

Kate Crehan, Gramsci, cultura e antropologia: capitolo 6 "Intellettuali e produzione della cultura"; capitolo 7 "Gramsci ora".

martedì 26 aprile

audio della lezione:
prima parte
seconda parte

Giorgio Baratta (1938-2010): gli interessi, il personaggio, lo stile. Fonti: Pietro Clemente, "Per Giorgio Baratta. Prove d'orchestra". Lares, 77. (2011), n. 3: 445-457; Sandra Dugo, "Filosofia in contrappunto. Intervista a Giorgio Baratta". Il Giornale di Filosofia, 2/10/2005, http://www.giornaledifilosofia.net/public/scheda.php?id=35.
Video citati: New York e il mistero di Napoli. Viaggio nel mondo di Gramsci. Regia: Gianni Amico, Giorgio Baratta. Italia, 1993, 49’ 17’’ (scheda completa del film: http://www.lacinetecasarda.it/MSAV/vedischede.php?ID=833 ; una versione parzialmente in inglese è su YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=j3eL9TJM5BQ); Gramsci Bartòk. Dialogo in contrappunto di Giorgio Baratta, testi di Antonio Gramsci e Tania Schucht, con le voci di Mario Faticoni e Clara Murtas, al pianoforte Silvia Corda, musiche di Bela Bartok. Colosseo Nuovo Teatro -
Roma 26 ottobre 2010 (http://etheatre.altervista.org/videos/il-nostro-gramsci/)

venerdì 29 aprile

audio della lezione

Giorgio Baratta, Antonio Gramsci in contrappunto: Introduzione e Parte prima. Dialettica, traducibilità, contrappunto; unificazione del genere umano, rivoluzione passiva (americanismo), umanesimo della convivenza; filologia vivente, umanesimo assoluto: "cosa è l'uomo?" l'uomo è un processo, il processo dei suoi atti, è una serie di rapporti attivi; l'umanità che si riflette in ogni individualità è composta di diversi elementi: 1) l'individuo 2) gli altri uomini 3) la natura; con gli altri uomini e con la natura ogni individuo entra in rapporto 'organicamente', cioè in quanto membro di diversi organismi, di diverse associazioni; ogni individuo è dunque il centro di annodamento di un complesso di rapporti, e l'individualità di ognuno è l'insieme di questi rapporti.

martedì 3 maggio

audio della lezione:
prima parte
seconda parte

Giorgio Baratta, Antonio Gramsci in contrappunto: cap. 4 Cultura: cultura/attività, cultura/civiltà, cultura/lotta egemonica.

venerdì 6 maggio

audio della lezione:
prima parte
seconda parte

Giorgio Baratta, Antonio Gramsci in contrappunto: cap. 6 Subalterni, cap. 7 Senso comune, cap. 8 Folclore e filosofia. Il dialogo con la lettura di Gramsci fatta da Alberto M. Cirese. Cenni sul ruolo di Cirese negli studi demologici italiani [scarica da qui il .pdf di una scheda biografica essenziale; qui puoi vedere una videointervista del 2001].

martedì 10 maggio

audio della lezione:
prima parte
seconda parte

Giorgio Baratta, Antonio Gramsci in contrappunto, cap. 8 Folclore e filosofia; Alberto Mario Cirese, «Concezioni del mondo, filosofia spontanea e istinto di classe nelle 'Osservazioni sul folclore' di Antonio Gramsci»; Fabio Dei, «Gramsci, Cirese e la tradizione demologica italiana».

venerdì 13 maggio

audio della lezione:
prima parte
seconda parte

Ancora sul confronto tra Baratta, Cirese e Dei. Le diverse letture di Baratta e di Dei sulla interpretazione ciresiana per cui, per Gramsci, "Ogni combinazione di elementi culturali che formi il portato di un gruppo sociale comunque identificabile viene a costituire una sorta di «unità di fatto», che può essere guardata dal punto di vista del gruppo che vi si riconosce e che dunque può essere legittimamente chiamata «concezione del mondo» perché, pur non essendolo per noi, tale essa è per altri". La ricostruzione di Fabio Dei del ruolo, potenziale e attuale, di Gramsci e di de Martino per la nascita e lo sviluppo di studi rinnovati sulla cultura popolare in Italia, e la sua discussione del lavoro di Cirese, in campo sia teorico sia di politica culturale ed accademica.
Fonti: Giorgio Baratta, «Gramsci ritrovato tra Cirese e i 'cultural studies'». Critica marxista, n. 2, 2009, p. 52-61; Fabio Dei, Beethoven e le mondine. Ripensare la cultura popolare. Roma, Meltemi, 2007 (1. ed.: 2002); Fabio Dei, «Dove sì nasconde la cultura subalterna? Folk e popular nel dibattito antropologico italiano», in Bulgaria-Italia. Dibattiti, culture locali, tradizioni. A cura di M. Santova, M. Pavanello. Sofia, Casa Editrice dell'Accademia delle Scienze «Prof. Marin Drinov», 2006, p. 145-152; Fabio Dei, «Un museo di frammenti. Ripensare la rivoluzione gramsciana negli studi folklorici». Lares, 74. (2008), n. 2, p. 445-464; Fabio Dei, «Gramsci, Cirese e la tradizione demologica italiana». Lares, 77. (2011), n. 3, p. 501-518; Fabio Dei, "Cap. 7: Folklore, cultura popolare, cultura di massa". In Id., Antropologia culturale. Bologna, Il Mulino, 2012: 107-123; Fabio Dei, "L'antropologia italiana e il destino della lettera D". L'Uomo, n. 1-2, 2012: 97-114.

martedì 17 maggio

audio della lezione:
prima parte
seconda parte

Nuoro 2007: «Gramsci ritrovato tra cultural studies e antropologia»
venerdì 20 maggio

[oggi abbiamo partecipato all'apertura della sesta edizione del Festival di Storia, organizzato dal Nuovo Cinema Palazzo, sul tema Genova 2001; qui il programma]

 

martedì 24 maggio

audio della lezione:
prima parte
seconda parte

Nuoro 2008: «Gramsci ritrovato tra Cirese e cultural studies».
Giorgio Baratta come ispiratore dei due incontri nuoresi: lo spazio delll'antropologia in Gramsci (antropologia 'filosofica' - "cosa è l'uomo?" - e antropologia 'culturale' - cultura, intellettuali, consapevolezza/spontaneità, senso comune, folklore) gli ha suggerito di chiamare al dialogo, fra loro e con Gramsci, una serie di studiosi, soprattutto antropologi italiani. Nel 2007 il confronto è stato con le interpretazioni degli studi culturali/subalterni/postcoloniali sul mondo contemporaneo, "grande terribile complicato". Nel 2008 il confronto è stato con il lavoro di Alberto Mario Cirese. Nei testi di Baratta di questo periodo, che abbiamo esaminato (il cap. 8 "Folclore e filosofia" di Antonio Gramsci in contrappunto, gli interventi nei convegni nuoresi del 2007 e del 2008, e il saggio «Gramsci ritrovato tra Cirese e i 'cultural studies'»), notiamo, fra l'altro, due fili conduttori: la sottolineatura di alcune consonanze profonde che lui vede tra lo stile, l'approccio, gli interessi di Gramsci e quelli di Cirese (gli usi di 'cultura', i rapporti centro/periferia, la filologia, il gioco delle differenze e delle invarianze) da un lato, e dall'altro il ricorrere della questione "se i subalterni possano parlare". Quest'ultima era la domanda che dava il titolo a un saggio del 1988 di Gayatri Spivak [qui il pdf], e Giorgio Baratta ne ha fatto un tema a cui ha prestato spesso attenzione, dando alla domanda risposte anche diverse (come ricostruisce Fabio Frosini nel 2011 [qui il pdf]), ma sempre interessanti. Due temi ancora: il riconoscimento, in consonanza tra Baratta e Cirese, di Gramsci come "modellatore di concetti scientifici generali", i cui scritti sono attraversati dalla "tensione tra struttura e storia"; la negoziazione, indotta dall'iniziativa di confronto inventata da Baratta, su temi e valori possibili per una "speranza di comunità umana solidale": temi e valori ai quali Cirese rifiuta di associare il termine 'comunismo', che rinvia a una realtà storica precisa e identificabile (dalla quale lo stesso Gramsci, per Cirese, guadagnerebbe ad essere disancorato), ma su cui si dichiara aperto al confronto (su questo si vedano i commenti di Pietro Clemente alla fine dell'incontro del 2008).




pagina composta il 29-07-2015 aggiornata il 14-09-2016 home:http://www.etesta.it/